Rita è un’artista dalla leggerezza profonda.

La sua arte parte dall’orizzonte del quotidiano, dal piccolo gesto, dall’oggetto comune, da una materia consueta, dalla quale estrapola il simbolo archetipico, che nelle sue opere viene fatto rivivere con semplicità poetica.

L’aspetto sacro dell’esistenza si svela allo spettatore attraverso oggetti e atmosfere conosciute, condivise. Come se il nostro mondo ci venisse presentato sotto un’altra luce, e tutto cambia.

Allora un vecchio corsetto, una scarpa, un bocciolo di rosa seccato, diventano messaggeri di temi universali come l’amore, la nascita, la morte. Oggetti destinati all’oblio, rivivono, rigenerandosi, in una riflessione sulle nostre abitudini, la nostra storia, sulle nostre radici.

Una celebrazione della nostra quotidianità, messa in scena li dove si trova. Così una cucina, una camera da letto, la piazza, la riva di un fiume, diventano la cornice di istallazioni e performances. A volte sono gli spazi stessi a prendere vita, partecipando con le loro atmosfere: vecchie case, spazi urbani abbandonati, lughi naturali ameni.

Rita si appropria del nostro mondo e ce lo riconsegna animato e rianimato di poesia. Possono essere oggetti nuovi creati a partire da vecchi ricordi, o vecchi oggetti valorizzati in opere d’arte permanenti o presentazioni temporane, dove storie raccontate, poesie lette, testimonianze raccolte accuratamente, ne rappresentano spesso la colonna sonora.

Lo spettatore è immerso in un universo simbolico, dove tutti i suoi sensi sono coinvolti in un’esperienza intima, in cui trova affiancata alla calma del suo quotidiano, l’inquietudine dell’orizzonte incoscio evocato dall’artista.

Ed ecco che la leggerezza si fa profonda.

Testo di: Manuela del Torso

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